Unione ipostatica

L'icona più antica di Cristo Pantocratore - Monastero di Santa Caterina (Egitto). Le due espressioni facciali, in ciascuna parte, enfatizzano la doppia natura di Cristo, sia divina che umana.[1][2]

Unione ipostatica (in greco antico: ὑπόστασις?, hypóstasis, significa sedimento, fondazione, sostanza o sussistenza) è un termine della teologia cristiana, usato nella cristologia tradizionale per descrivere l'unione della divinità e umanità di Cristo in una ipostasi.[3]

Il primo concilio di Efeso riconobbe questa dottrina e affermò la sua importanza, sostenendo che l'umanità e la divinità di Gesù Cristo sono in unione secondo la natura e l'ipostasi nel Logos:[4]

«Il Verbo, unendosi ipostaticamente ad una carne animata da un'anima razionale, si fece uomo in modo ineffabile e incomprensibile e si è chiamato figlio dell'uomo, non assumendo solo la volontà e neppure la sola persona. Sono diverse, cioè, le nature che si uniscono, ma uno solo è il Cristo e Figlio che risulta. Non che questa unità annulli la differenza delle nature, ma piuttosto la divinità e l'umanità formano un solo Cristo e Figlio che risulta da esse.»

  1. ^ Christoph Schoenborn , God's human face: the Christ-icon, 1994, p. 154. ISBN 0-89870-514-2
  2. ^ Vedi anche John Galey, Sinai and the Monastery of St. Catherine, 1986, p. 92. ISBN 977-424-118-5
  3. ^ (EN) Lewis Sperry Chafer, Systematic Theology, Kregel Academic, 1º gennaio 1993, pp. 382-384, ISBN 978-0-8254-2340-6. URL consultato il 27 settembre 2023.
  4. ^ Concilio di Efeso, su www.totustuustools.net. URL consultato il 27 settembre 2023.

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